Alla Riscoperta di Fernando Liuzzi

Diana Castelnuovo-Tedesco / News /

Fernando Liuzzi (1884-1940) fu amico intimo, cognato e collega di Mario Castelnuovo-Tedesco. Liuzzi ebbe successo come compositore, musicologo, critico di musica e professore di Estetica, ma la sua carriera accademica in Italia terminò a causa delle leggi razziali. Come Mario, Liuzzi andò a New York poco prima della seconda guerra mondiale. Dopo un grave attacco di cuore all’età di 55 anni, rientrò in Italia dove morì poco dopo, nell’ottobre del 1940. Negli anni successivi, la sua vita e il suo lavoro sono rimasti all’ombra, quasi dimenticati. Patrizia Guarnieri,  professoressa di Storia culturale contemporanea all’Università di Firenze e direttrice dell’ambizioso progetto di digital history Intellettuali in Fuga dall’Italia Fascista ha recentemente pubblicato uno studio approfondito della vita e carriera di Liuzzi. Il saggio è disponibile qui.

Una tragica ironia dei tempi, si legge sul «Musical Quarterly» del 1942, che la prematura perdita di Liuzzi fosse passata inosservata in Italia. Sotto silenzio è passato il suo allontanamento dall’Università di Roma, e la sua stessa vita è stata dimenticata. Eppure era il musicologo che più aveva contribuito a far conoscere internazionalmente la storia della musica italiana medievale e rinascimentale, ricordò Ernst Ferand, un suo collega ungherese, professore alla New School, che nel 1939 era emigrato anche lui a New York. Liuzzi invece ci rimase pochissimo. C’era andato per cercare un lavoro che il fascismo gli aveva tolto, ma non riuscì neppure ad iniziare l’incarico ottenuto alla Columbia University. – Prof.ssa Patrizia Guarnieri sul portale Intellettuali in fuga dall’Italia fascista

Fernando, o “Nando” come era chiamato dai suoi cari, era il marito di Paola Forti, sorella di Clara, la quale a sua volta era la moglie di Mario. Fu Nando che, nel 1919, invitò Mario a far visita ad Usigliano, la villa della famiglia Forti, vicino a Pisa. Dopo il matrimonio di Mario e Clara nel 1924, Usigliano diventò la casa anche di Mario; i paesaggi toscani di questo posto incantevole lo ispirarono a scrivere tante opere, tra cui Cipressi per pianoforte (1920) e il secondo quintetto per pianoforte ed archi (1955). Per tanti anni, Mario e Nando e le loro rispettive famiglie trascorsero molto tempo ad Usigliano, fino a quando entrambi se ne andarono dall’Italia per via delle leggi razziali. 

Nella sua autobiografia, Mario descrisse Liuzzi in questo modo “un ingegno multiforme, di varia cultura e di rara piacevolezza.…. era un uomo di raro talento e per me fu – più che amico e cognato – quasi fratello.”

Il nuovo saggio su Intellettuali in fuga comprende gli studi di Liuzzi; la sua attività professionale, composizioni musicali e scritti teorici; il retroscena e le concomitanze politiche che cominciarono ad avere un impatto sulla sua carriera gia negli anni venti; gli anni di insegnamento; il passaggio da professore di successo all’esilio; e il tentativo di riavviare la sua carriera in America, che fu stroncato dalle condizioni di salute.

Ringraziamo la Professoressa Guarnieri per averci aiutato a rintracciare la storia di quest’uomo di talento che svolse una parte importante nella vita di Castelnuovo-Tedesco.

Per chi volesse approfondire la conoscenza della visione musicale di Liuzzi, il pianista Alessandro Marangoni ha scritto La filosofia della musica di Fernando Liuzzi, pubblicato nel 2011, e che include in appendice alcuni testi inediti e un catalogo completo degli scritti e delle partiture.

Foto: a sinistra: ritratto di Fernando Liuzzi, senza data (su concessione dell’archivio della famiglia Tedeschi, Ferryville Wisconsin). Al centro: foto della famiglia Forti ad Usigliano c.1928 – Fernando Liuzzi in piedi, secondo a sinistra; sua moglie Paola Forti Liuzzi è al centro; Mario Castelnuovo-Tedesco è il secondo a destra con sua moglie Clara alla sua sinistra (su concessione dell’archivio della famiglia Tedeschi, Ferryville Wisconsin). A destra: ritratto di Mario Castelnuovo-Tedesco, c. 1925 (su concessione della collezione Mario Castelnuovo-Tedesco Papers, Library of Congress, Washington DC).