Dopo aver scritto opere per chitarra per quasi due decenni, nel 1950 Mario Castelnuovo-Tedesco scrisse la sue prime opere di musica da camera con chitarra. Ciò che cominciò come un esperimento per il compositore si sviluppò in un gruppo di opere amate sia da musicisti che ascoltatori. Il Quintetto per chitarra ed archi op 143 è indubbiamente il più famoso di queste opere poiché l’opera è stata richiesta, eseguita in prima mondiale* e poi registrata** dal suo amico, il leggendario chitarrista Andrés Segovia.
Nella sua autobiografia Mario ci presentò il quintetto così:
È un lavoro al quale sono particolarmente affezionato: chiaro, semplice, scorrevole, di un lirismo quasi schubertiano (e si sa quale amore io abbia per Schubert!).
Il compositore riconobbe che la combinazione della chitarra con un quartetto d’archi comportava dei problemi tecnici, ma fu davvero soddisfatto dell’opera. Infatti, la considerava uno delle sue opere di musica da camera più ben riuscite.
Anche la Fantasia per chitarra e pianoforte op. 145 fu scritta nel 1950, sempre sulla richiesta di Segovia. Mario dedicò questa opera a Segovia e a sua seconda moglie, Paquita Madriguera, una pianista geniale e studentessa di Enrique Granados. Durante la seconda guerra mondiale, Andrés e Paquita tennero tanti concerti in duo quindi cercarono nuovi brani. Purtroppo quando il compositore terminò il brano, Andrés e Paquita avevano già interrotto la loro relazione. Per questa ragione l’opera è rimasta un po’ in penombra. Tuttavia è stata riscoperta dalle generazioni seguenti. Anche qui il compositore riconobbe le sfide inerenti a questa combinazione di strumenti:
È un curioso esperimento in cui cercai di associare questi due strumenti (che in verità, non vanno troppo bene insieme), ma cercai di eliminarne gl’inconvenienti tenendo la parte del pianoforte sempre leggerissima (e quasi “clavincembalistica”)
Mario continuò ad accingersi in nuove sperimentazioni: nel 1951 gli venne l’idea di provare l’unione della chitarra con un quartetto di voci. Questo lo portò alla creazione del Romancero Gitano, in cui musicò sette poesie di Federico Garcia Lorca. Disse che il Romancero era “il più bello, forse, fra i miei lavori chitarristici di questi ultimi anni”. Oggi questo brano di solito viene eseguito da un piccolo coro.
Compose tre altre opere di musica da camera con chitarra negli ultimi anni di vita:
- La Sonatina per flauto e chitarra op. 205 fu scritta nell’estate del 1965 alla richiesta di un duo austriaco—il flautista Werner Tripp (1930-2003) e il chitarrista Konrad Ragossnig (1932-2018).
- Le Ecloghe per flauto, corno inglese e chitarra op. 206, anche del 1965, fu dedicata al Nuovo Trio di Milano.
- L’Aria op. 146a per oboe, cello, e chitarra è del 1968. È un arrangiamento del secondo movimento di un’opera composta nel 1950, il concerto da camera. Fu dedicata a Margaret Aue e Dorrye Roettger.
Per capire meglio cosa il significato di questa musica per gli artisti di oggi, abbiamo chiesto ad alcuni chitarristi che hanno recentemente registrato questi brani di condividere le loro osservazioni. Le risposte che abbiamo ricevuto sono così interessanti che abbiamo deciso di pubblicarle in una serie di articoli nelle prossime settimane.