Da tanti anni il chitarrista Giampaolo Bandini esegue, insegna e favorisce la musica di Mario Castelnuovo-Tedesco. Nel 2017, ha organizzato presso l’Istituto Musicale “Luigi Boccherini” a Lucca il festival più ampio della musica per chitarra del compositore. Dopo aver realizzato più di 10 incisioni per varie case discografiche, durante la pandemia si è occupato del progetto di registrare l’integrale della musica da camera con chitarra di Castelnuovo-Tedesco. Ha radunato un gruppo di musicisti eccezionali per compiere tale progetto: il Quartetto Adorno (Edoardo Zosi violino I, Liù Pelliciari violino II, Benedetta Bucci viola, e Danilo Squitieri, violoncello); Stefano Cerrato, violoncello; Francesco Di Rosa, oboe; Alberto Miodini, pianoforte; Augusto Mianti, corno inglese; and Andrea Oliva, flauto come pure il Professor Stefano Campagnolo che ha scritto il testo del librettino. Castelnuovo-Tedesco Guitar Chamber Works: The Complete Edition (Decca) è uscito nell’autunno del 2021. Giampaolo ha gentilmente concesso di parlarci del suo profondo interesse alla musica da camera di MCT e del suo progetto di registrazione.
Intervista di Giampaolo Bandini a cura di Diana Castelnuovo-Tedesco — Dicembre 2021
Come hai deciso di intraprendere questo progetto?
In verità sono molti anni che frequento la musica di MCT nelle sale da concerto, trovando sempre un immenso piacere nel suonarla e riscontrando altresì, da parte del pubblico, un grande interesse e una grande emozione nell’ascoltarla. Quindi desideravo suggellare questo mio percorso con una registrazione integrale della sua musica da camera strumentale. Il periodo pandemico ha fatto sì che questo potesse accadere, mi ha dato la possibilità di riunire tutti questi meravigliosi musicisti in un unico periodo, cosa che di norma sarebbe davvero difficilissimo, e poter realizzare questo magnifico progetto di cui vado molto orgoglioso.
Cosa speri di ottenere con questa registrazione?
Spero che questa registrazione possa aggiungere un ulteriore tessera a questo mosaico straordinario che poco a poco si va ricomponendo che è la musica di MCT. Tra l’altro nel nostro progetto discografico abbiamo realizzato in prima registrazione mondiale l’Aria Op.146a per oboe, violoncello e chitarra che spero possa andare ad aggiungersi a tutte quelle opere geniali ancora da riscoprire del nostro grande maestro.
Quale impressione vuoi lasciare all’ascoltatore?
Quando si realizza una registrazione l’idea è sempre quella di dare all’ascoltatore una visione nuova, far scoprire le opere attraverso una luce diversa, frutto del tuo scavo interpretativo, e che non sia una goffa imitazione di qualcosa di già sentito. La nostra speranza è quella di esserci riusciti, ma saranno gli ascoltatori a giudicare. Abbiamo lavorato molto per restituire a questa musica tutto il suo valore e la sua profondità, con grande rispetto e attenzione ai dettagli di una partitura che non lascia davvero mai nulla al caso.
Di solito i chitarristi conoscono bene la musica di Castelnuovo-Tedesco. A volte altri musicisti la conoscono meno bene. Gli musicisti con cui hai collaborato, eran già a conoscenza della musica di Castelnuovo-Tedesco oppure era la prima volta che la suonavano?
Gli altri straordinari musicisti con cui ho la fortuna di collaborare da tempo ovviamente conoscevano la musica di MCT ma è sempre bello vedere come ogni volta rimangano anche loro stupiti ed entusiasti dalla freschezza dell’invenzione melodica, dalla brillante sapienza polifonica e compositiva, nonché dall’uso dei diversi strumenti davvero esemplare. Capita davvero di rado di avere la stessa sensazione con altri compositori. Bellezza, tecnica e ispirazione, questa è la forza della sua musica.
Mentre studiavi e suonavi questi brani, cosa ti ha particolarmente colpito o sorpreso?
Ogni volta che mi accosto alla sua musica mi sorprende la sua capacità di entrare nel mondo delle sei corde come se da sempre suonasse la chitarra. Ci sono chitarristi-compositori che mai riusciranno a raggiungere i vertici di scrittura chitarristica che ha toccato MCT pur non suonandola, anche se con gli inevitabili ritocchi strumentali che alcune volte vanno apportati alle sue composizioni.
Quale dei brani da te registrati è il tuo preferito e perché?
Davvero difficile sceglierne uno, sono innamorato di tutta questa musica, ma credo che il Quintetto Op.143 rappresenti il vertice assoluto nella storia della composizione cameristica con chitarra. Non esistono a mio parere pezzi di musica da camera con chitarra di tale sapienza compositiva, con una forma così completa e articolata, ma soprattutto degni di essere accostati ai grandissimi capolavori cameristici degli altri strumenti. È un pezzo di cui dobbiamo andare particolarmente fieri e orgogliosi, che nobilita la chitarra agli occhi del mondo.
Grazie, Giampaolo, di aver condiviso le tue osservazioni e soprattutto grazie a te e ai tuoi collaboratori per la bella musica!